Valentina: “Caro diario, è successo di nuovo. E’ tornato. E’ tornato nei miei pensieri quando mi sveglio la mattina, nel caffè al nostro bar e ieri nella canzone alla radio mentre tornavo dalla palestra. Sto male. Pensavo di avercela fatta, di averla superata del tutto. E invece riesco ancora a sentire le sensazioni orribili del giorno in cui mi ha lasciata e ha buttato via tutti i nostri progetti, i nostri sogni, i nostri momenti. Mi sembra di essere ancora al punto di partenza, di fare tre passi avanti e due indietro. Bea l’ha superata in un paio di mesi… e stavano insieme da 5 anni. Ale dopo la sua storia con Paolo ha trovato subito Marco e ora convivono felici. E io sono ancora qua a piangermi addosso come una stupida, mentre lui è in giro tutto tranquillo a divertirsi con gli amici. Come si fa? Come si supera tutto questo? Voglio smettere di starci male una volta per tutte”.

La fine di una storia, che sia d’amore o di amicizia, rappresenta un evento che può sconvolgere la nostra vita. Perdere qualcuno può lasciare un vuoto che spesso riempiamo di mille domande. “Perchè è andata così?” – “Perchè a me?” – “Cosa avrei potuto fare di diverso?” – “E ora come vado avanti?”. Dal momento in cui ci separiamo dall’altro possiamo provare tristezza, rabbia, disorientamento e senso di colpa. E’ importante sottolineare, però, che la reazione alla perdita e al cambiamento che implica, varia da persona a persona. Ad esempio, alcuni potrebbero riempire le proprie giornate di attività che li impegnino totalmente per distrarsi e non pensare, altri potrebbero concentrare le proprie energie nel rimuginare sull’accaduto. Ciò che segue la parola “fine” viene a configurarsi come un vero e proprio viaggio che comporta una riorganizzazione, un ripensamento di sé, della propria vita senza l’altro. Un percorso che potrebbe essere paragonato ad un lungo giro sulle montagne russe: non lineare sempre verso un miglioramento, ma piuttosto un su e giù, destra e sinistra continuo. Valentina sente di essere nuovamente al punto di partenza, come nel gioco dell’oca: ha tirato i dadi, è uscita la combinazione di numeri che l’ha mandata sulla casella “Torna al Via!”. Convinta di dover ricominciare daccapo, però, non fa altro che alimentare il suo dolore. Si chiede come può uscirne, come mai i suoi pensieri tornino ancora là, perché seppur sia passato del tempo non abbia ancora smesso di soffrire come hanno fatto le amiche.

Spesso tendiamo a vivere il dolore generato dalla perdita come una presenza scomoda in noi. Non lo vogliamo vedere, non lo vogliamo sentire, vorremmo solo che sparisse il prima possibile perchè è il male, stiamo male. Il dolore, in realtà, è parte integrante della nostra vita e rifiutarlo significa alimentarlo. Come un tunnel, il dolore va attraversato: ha un inizio buio e stretto, ma anche una fine, spesso luminosa. Non esiste una soluzione universale per accelerare questo processo. Accettare questo può risultare faticoso poiché potrebbe generare senso di impotenza, frustrazione ed una tendenza a giudicarci come non all’altezza, non in grado di affrontare ciò che stiamo vivendo. Ma, come recita la canzone “We are the people”, “heart that hurts is a heart that works”, un cuore che soffre è un cuore che funziona.

 

Per approfondimenti:

  • Massimo Recalcati, Incontrare l’assenza. Il trauma della perdita e la sua soggettivazione”. 2016. ASMEPA Edizioni.
  • Duccio Baroni, L’arte di riparare un cuore. Superare la fine di un amore e tornare a vivere felici”. 2020. Erickson.
  • Krishnananda, Amana. Uscire dalla paura: osservare il bambino emozionale dentro di noi e interrompere l’identificazione”. 2010. Feltrinelli.