“CREDO CHE SOLO UNA COSA RENDA IMPOSSIBILE LA REALIZZAZIONE DI UN SOGNO: LA PAURA DI FALLIRE!”

PAULO COELHO

 

Elisa: “Ciao tesoro, pronto per l’esame di domani?” – Davide: “No, non me la sento, penso di ritirarmi” – E: “Anche questa volta? Non ti sembra di aver rimandato abbastanza? Ormai dovresti essere più che pronto” – D: “Come fai a dirlo? Non sei tu che devi studiare. Se non mi sento pronto, non mi presento, punto. So già che se domani dovessi provarlo fallirei, proprio come nell’ultimo che ho dato, quando il professore mi ha detto che ci saremmo rivisti al prossimo appello”. E: “Era un’altra materia, non mischiare le cose. Capita a tutti di avere una giornata no o di essere bocciati ad un esame durante l’università” – D: “Non è vero, capita solo a me e non solo all’università. Cos’hanno gli altri che io non ho? Perché fallisco sempre? Io sono un fallito, ecco perché. A questo punto smetto anche di provarci”.

Quanti di noi, dopo un’esperienza negativa in cui non siamo riusciti a raggiungere gli obiettivi che ci eravamo prefissati, si sono sentiti dei falliti? E a quanti, come a Davide, è capitato di vedersi come una persona incapace, seppur in situazioni e contesti diversi? Un divorzio, un licenziamento, l’aver fatto una scelta sbagliata di cui poi ci siamo pentiti amaramente. Nella vita è inevitabile trovarsi di fronte a successi e ad insuccessi, ma ciò che fa la differenza è il nostro modo di reagire. Vivere un fallimento può farci provare dolore, inadeguatezza, ansia, impotenza, vergogna. Tutte queste emozioni, seppur non facili da tollerare, sono indispensabili per potersi migliorare e per porsi nuovi obiettivi da raggiungere ma, se diventano dominanti, rischiano di farci cadere nella trappola del fallimento. Questo meccanismo ci porta a paralizzarci, a non sfruttare il nostro potenziale, a smettere di provarci per la paura di fallire di nuovo. Così facendo, crediamo di tutelarci da possibili delusioni future ma, allo stesso tempo, questo non ci permette di vivere eventuali successi. Davide, per uscire da questa trappola, potrebbe provare a lavorare su ciò che è sotto il suo controllo e ad accettare il fatto che sbagliare è possibile, cadere più volte fa parte del gioco. È fondamentale non etichettarsi come dei falliti completi, ma circoscrivere il fallimento a quella specifica situazione, comprendere eventuali errori commessi e porsi nuovi obiettivi per migliorarsi e raggiungere nuovi traguardi. In questo senso, il fallimento può rappresentare un’opportunità di crescita, un qualcosa da cui imparare. Winston Churchill diceva “Il successo non è mai definitivo, il fallimento non è mai fatale; è il coraggio di continuare che conta”.

 

Per approfondimenti:

  • Massimo Recalcati, “Elogio del fallimento. Conversazioni su anoressie e disagio della giovinezza”. 2011, Erickson.
  • Pietro Trabucchi, “Resisto dunque sono. Chi sono i campioni della resistenza psicologica e come fanno a convivere felicemente con lo stress”.2007, Corbaccio.
  • Charles Pépin, “Il magico potere del fallimento. Perché la sconfitta ci rende liberi” 2017, Garzanti.

Fumetto a cura degli studenti dell’Istituto Salesiano Don Bosco.