‘Alla Salute! Un aperitivo con l’esperto’: ri-congiunti, ri-entrare in contatto all’alba della Fase 2Redazione9 Maggio 202059 visiteEventi e workshop0 Commenti59 visite 0 Il sesto appuntamento online di ‘Alla Salute! Un aperitivo con l’esperto’ ha trattato un argomento più che mai connesso con l’attuale realtà quotidiana. Dopo il lungo periodo di lockdown, infatti, la Fase 2 che ci troviamo ad affrontare richiede di riequilibrare i legami affettivi e familiari. Cosa significa, davvero, ricongiungersi? E quali sono le sfide a cui fare fronte in questo processo? Come sempre in forma virtuale e tramite la pagina Facebook di Poliambulatorio Oberdan, l’argomento è stato ampiamente discusso da un pool di esperti: la dott.ssa Giulia Bonetti (medico di medicina generale), la dott.ssa Anna Castagna (educatrice e consulente di sessuologia), il dott. Fabio Marchetti (psicologo e psicoterapeuta) e il dott. Federico Maffezzoni (dottore in psicologia clinica e moderatore della serata). “La Fase 2 si caratterizza per la graduale riapertura che ha interessato più ambiti – è il pensiero della dott.ssa Giulia Bonetti -. Diverse novità e possibilità si sono aperte davanti a noi. A fronte delle nuove disposizioni, tuttavia, è comunque sempre sancita la necessità di portare la mascherina, che diventerà per noi uno strumento e un oggetto con cui dovremo convivere, oltre al fondamentale divieto di assembramento. Ad oggi non possiamo certamente dire di aver eliminato il virus, che è ancora in circolazione e risulta quindi fondamentale il senso etico di ciascuno, poiché non rispettando le indicazioni e le disposizioni il rischio è che si possa tornare alle tragiche giornate degli scorsi mesi. I farmaci, le cure e i vaccini sono in corso d’opera ma, come accade in molti altri casi, la prevenzione rimane il cardine su cui incentrare la nostra quotidianità. C’è voglia di ripartire, serve solo un po’ di senso civico, un piccolo impegno nella speranza di affrontare questa situazione con l’obiettivo di poter tornare a una sorta di normalità. Presso le RSA, strutture che sappiamo essere state duramente colpite da questa pandemia, la Fase 2 è ancora molto simile alla Fase 1 e non è certo all’insegna del ricongiungimento – prosegue la dott.ssa Bonetti -, sia perché non sono arrivate decisioni effettive in termini di nuove libertà da concedere in struttura, sia per la grandissima fragilità degli ospiti che vivono in queste residenze. Ad oggi sfruttiamo le videochiamate con i parenti, in quanto le possibilità di visita sono, purtroppo, ancora limitate e non previste se non in casi molto particolari, così come sono sospese le attività collettive che prima erano il nucleo della quotidianità”. “Questi due mesi sono stati un’interruzione della vita normale e per la maggior parte delle persone hanno rappresentato una situazione altamente stressante, di sospensione della quotidianità, catapultando talvolta in dimensioni di paura – chiarisce il dott. Fabio Marchetti -. Il modo in cui ciascuno di noi ha affrontato questi mesi di isolamento va a influenzare il nostro rientro nel mondo, così come la qualità dei nostri rapporti pre-virus e la maniera in cui ci ricongiungeremo o ci siamo già ricongiunti ai nostri cari. Questo dipende da molteplici fattori: per alcune persone il lockdown ha rappresentato un momento in cui si sono riconnesse con se stesse, durante il quale hanno rallentato i ritmi e si sono prese del tempo, dunque rientrare nel mondo significa affrontare una separazione da questo processo e lo si fa, spesso, con sensazioni di paura e inibizione. Nel ritrovarsi sono fondamentali due parole: sicurezza e accoglienza. Dobbiamo, infatti, accogliere i nostri stati d’animo, anche se essi portano ancora del timore, senza giudicare le reazioni del prossimo: sono dinamiche che dobbiamo riscoprire con gradualità e lentezza. La nostra sfida, ora, è creare connessioni sicure – conclude il dott. Marchetti -: abbiamo capito quanto siamo fragili nella nostra solitudine e dobbiamo superare quel modello, sicuramente importante, che ci riporta tuttavia a un’individualità e un equilibrio con noi stessi. La vera sfida di oggi è riuscire a oltrepassare quel senso di spaesamento e smarrimento che proviamo, per creare connessioni gruppali e relazionali sicure”. “Anche nella vita sessuale ci siamo ritrovati in un momento di ritrovamento e scoperta – spiega la dott.ssa Anna Castagna -. Le coppie sono state abituate a guardarsi dentro e, se c’era un problema, esso è venuto a galla come un trampolino di lancio verso la risoluzione di una situazione che può essersi protratta per lungo tempo. Al contrario, altre coppie che fino a quel momento sono andate perfettamente d’accordo, hanno dovuto utilizzare strumenti diversi per mantenere la sessualità molto attiva: averla a disposizione senza viverla significa anche non darle cura, portandola nella noia e nella routine. Quello che accadrà e quali saranno gli scenari futuri di queste coppie non lo sappiamo, proprio perché non abbiamo dei termini di paragone. Il consiglio che mi sento di dare è: avete avuto un momento per guardarvi dentro e osservarvi, per riscoprirvi e riscoprire il partner: non dimenticate ciò che è emerso; un domani, quando ritorneremo alla routine, non fate nuovamente scivolare tutto in secondo piano e, se c’è una situazione critica, allora provate a risolverla. Visto che si parla di riscoperta di sé: facciamo davvero questa riscoperta, mettiamo in atto i frutti di questa cosa, anche quando parliamo di sessualità”.