Il quinto incontro online di ‘Alla Salute! Un aperitivo con l’esperto’ ha rappresentato l’occasione per discutere di un argomento fortemente connesso con i tempi attuali: l’essere adolescenti, tra sfide, rischi e opportunità, durante il periodo di lockdown.

L’adolescenza, delicata e peculiare fase di vita che porta con sé domande, dubbi e cambiamenti, è stata posta al centro del dibattito focalizzando lo sguardo sul coinvolgimento emotivo ed educativo dei giovani in questi tempi particolarmente difficili.

Un trio di esperti ha approfondito la tematica con testimonianze dirette, interessanti punti di vista e riflessioni circa il presente e il futuro dei giovani in ambito scolastico e sociale: Don Marco Begato (preside del Liceo Scientifico Don Bosco di Brescia), Elisa Scollato (insegnante presso l’Istituto tecnico Don Bosco di Brescia) e il dott. Paolo Di Marco (psicologo, psicoterapeuta e responsabile clinico del servizio Spazio OFF) sono intervenuti per portare la propria personale esperienza, sollecitati come sempre dagli spunti offerti dal dott. Federico Maffezzoni (dottore in psicologia clinica) in qualità di moderatore.

“La situazione attuale di lockdown ha fatto venire alla luce quali sono alcuni nodi e questioni, in positivo e in negativo – chiarisce Don Marco Begato -. Ad esempio: qual è il ruolo della scuola? C’è un dibattito, negli ultimi anni, che può essere estremamente semplificato su due grandi poli: la scuola come luogo di istruzione e spazio in cui si veicolano informazioni o la scuola come luogo di formazione. Credo che la distanza di questo momento abbia fatto emergere questo aspetto: la grande criticità, da un lato, di riuscire ancora a passare le nozioni e, dall’altro, quanto la sfida sia più formativa. Su questi versanti la didattica a distanza ha lasciato trasparire quali siano le grandi sfide e le grandi fatiche della scuola”.

“Il confronto tra colleghi è stato molto forte – prosegue Don Marco -, ci manca la classe e l’aspetto di relazione diretta, fondamentale aspetto di crescita dei ragazzi. Allo stesso tempo, quando torneremo a scuola, dovremo farlo con la possibilità di attingere a questi strumenti di cui stiamo facendo esperienza. Credo che le parole d’ordine dovranno essere: elasticità e autonomia nella gestione delle relazioni, dei mezzi e dei contributi. Spero che la situazione al rientro ci permetta di usare con grande libertà questi strumenti e consenta di sperimentare delle intersezioni tra didattica in presenza e a distanza, facilitando il fiorire della fantasia di docenti e ragazzi”.

“Il primo e forse più significativo risultato della didattica virtuale, ancor prima del fare didattica, è stato permettere ai nostri ragazzi di respirare un po’ di normalità – chiarisce Elisa Scollato -. Per gli studenti a distanza è evidente che non sia importante solamente stare al passo con gli apprendimenti disciplinari, bensì è altrettanto importante che non si sentano isolati socialmente, cosa che, purtroppo, accade. I ragazzi ci sono e vogliono esserci: la didattica a distanza ha creato uno spazio, seppur virtuale, di confronto con figure adulte diverse da quelle famigliari. Gli studenti chiedono l’abbraccio della scuola in questo momento: perché la scuola, in fondo, è un luogo di relazione, emozione e supporto. Ovviamente c’è anche il rovescio della medaglia: non mancano difficoltà e, dal punto di vista empatico, un monitor complica parecchio le cose, specialmente nei confronti dei giovani più fragili o in difficoltà, così come per chi ha bisogno di supporti speciali”.

“La didattica a distanza ci ha obbligato ad adattare le modalità di apprendimento e la stessa relazione educativa tra docenti e studenti – prosegue Elisa Scollato -: diversi insegnanti hanno abbandonato la classica lezione frontale per approcciare dinamiche diverse che spesso tendiamo ad accantonare. Ad esempio, molti docenti anticipano online gli argomenti delle lezioni in modo che la video-lezione diventi una finestra di confronto e dialogo, così che i ragazzi abbiano la possibilità di confrontarsi in maniera molto più interattiva, autonoma e produttiva. O ancora, è stato sperimentato il lavoro di gruppo: Il lavoro gruppale fa la differenza, poiché mette in evidenza caratteristiche degli alunni che in presenza passano inosservate”.

“È un’epoca molto interessante rispetto all’uso dei videogiochi – racconta il dott. Paolo di Marco -: essi hanno il loro più alto compito compensatorio. Non potendosi incontrare fisicamente, i ragazzi possono incontrarsi in multiplayer e giocare, quindi risulta che il videogioco, oggi più che mai, svolga un ruolo compensatorio sia nell’atto sociale sia per un ruolo di rielaborazione. Siamo in una situazione di emergenza, perdita e impoverimento che portano a galla preoccupazioni: una modalità per rielaborare tutto questo è il videogioco, che è un contenitore protetto”

“I linguaggi finora utilizzati con gli adolescenti non è detto che funzionino – chiarisce il dott. di Marco – in un momento così delicato e in una situazione inedita per tutti. Mi viene da dire che, sicuramente, l’attenzione va posta, più che sul pericolo esterno, sulla protezione degli altri e di sé: il concetto non è puntare sulla paura, ma sull’abilità di protezione. Ciò che dovremo davvero portarci via da questo difficile periodo è la creatività, che esiste e dovrà continuare”.