Ma è poi così vero che la carne fa male?
Oggi parlerò di un argomento diventato di stretta attualità, visto l’aumento delle conversioni ad una dieta prettamente vegetariana o totalmente vegana a cui si sta assistendo, complici i media e le informazioni a volte errate o incomplete o enfatizzate che gli stessi media ci passano. Naturalmente qui non entro in discussioni di ordine prettamente etico, personale e non muoverò critiche a chi non vuole cibarsi di alimenti provenienti dal mondo animale.
Ognuno è libero di impostare il proprio credo e la propria vita come meglio sente di fare e come meglio il professare questi credo lo fanno sentire.

Molte sono le considerazioni, le sfumature, gli aspetti del dibattito che riguarda la carne: dal suo ruolo nutrizionale e culturale, alla sicurezza alimentare, fino a considerare il suo impatto ambientale e le recenti evoluzioni del quadro normativo che riguarda il benessere animale.
Prima di iniziare a trattare questo argomento è doveroso però darvi qualche nozione prettamente medica sull’anemia. Quella patologia per cui i regimi alimentari privi di carne e dei suoi derivati, vengono demonizzati (in parte molto ingiustamente).

Si definisce “anemia” la riduzione patologica dell’emoglobina e/o dei globuli rossi (eritrociti) nel sangue al di sotto dei livelli di normalità.

Emoglobina valore normale

  • 14 – 18 g/100 ml uomini
  • 12-16 g/100 ml donne

Globuli rossi valore normale:

  • 4.52 – 5.90 uomini
  • 4.10 – 5.10 donne

Si può definire anche come una ridotta capacità del sangue di trasportare ossigeno. I sintomi, se l’anemia si instaura lentamente, sono spesso vaghi e sottovalutati dal paziente e possono includere sensazione di stanchezza, debolezza, mancanza di respiro.

L’anemia deve essere significativa prima che in una persona si possa rilevare un aspetto della cute e delle mucose molto pallido (è uno dei sintomi che ad occhio nudo si rileva per primo). Si possono anche verificare ulteriori sintomi, come un senso di confusione nell’ideazione.

Vi sono tre principali tipi di anemia, classificati in base alla causa che l’ha provocata:
1) a perdita di sangue;
2) a una ridotta produzione di globuli rossi;
3) a una maggior distruzione di globuli rossi.

Parlando in questa rubrica di alimentazione, a noi interessa maggiormente l’anemia da diminuzione di produzione di globuli rossi dovuta a carenza di ferro e/o di vitamina B12.
L’elevato apporto proteico, nonché di minerali quali ferro e zinco in forma altamente biodisponibile, sono le principali caratteristiche nutrizionali di carne e derivati. Inoltre, apportano vitamina B12, irreperibile negli alimenti vegetali ed essenziale durante tutte le fasi della vita.
La carne, al di là dei credo che costituiscono il libero arbitrio di una persona, è sicuramente un alimento di alto valore in un’alimentazione equilibrata e controllata, per tutta una serie di motivi:
1. Ottimo apporto di proteine e aminoacidi;
2. Favorisce la sintesi di enzimi e migliora le reazioni metaboliche;
3. Favorisce la sintesi di ormoni;
4. Effetti positivi sui tessuti, in particolar modo quello muscolare;
5. Fonte importantissima di vitamine del gruppo B (soprattutto B12):
6. Fonte importante di ferro, zinco, rame;
7. Ossigenazione dei tessuti e importante arma per la prevenzione e la cura dell’anemia;
8. Fonte di energia grazie ai grassi in essa contenuti;
9. Alto indice di sazietà in quanto ricca di proteine complete (cioè contengono tutti i 9 aminoacidi essenziali);
10. Aiuta la crescita, il mantenimento e la riparazione del nostro corpo.

Occorre in primo luogo sottolineare che non abbiamo dati certi che mostrino come un’alimentazione priva di carne abbia un reale beneficio sulla salute, ma è il giusto consumo e uno stile di vita sano che riducono il rischio di patologie cardiovascolari e di patologie oncologiche.

Non è tanto il consumo o meno di carne a fare la differenza, quanto un adeguato consumo inserito in uno stile di vita virtuoso, che comprenda regolare attività fisica, peso nella norma, e astinenza dal fumo e dall’alcol.

Sarebbe opportuno dunque non esagerare con la carne ma nemmeno privarsene. La sua totale assenza nella dieta implica una riduzione di apporto di ferro (ferro con determinate caratteristiche) e di alcuni nutrienti importanti (tipo la vitamina B12).

I nostri nonni davano grande importanza alla carne e a quella rossa in particolare, perché dicevano che “la carne fa buon sangue”.
Poi, col tempo e con il progredire delle ricerche scientifiche si è visto che svolge una funzione antianemica sia la carne rossa che quella bianca. La quantità di ferro contenuta nelle carni bianche è di poco inferiore a quella delle carni rosse, eccezione fatta per quella di cavallo (50% in più delle altre carni). È emerso inoltre che oggi, grazie a un’attenta selezione delle specie allevate e a tecniche di allevamento innovative, la carne italiana risulta avere una quantità di grassi molto diminuita rispetto al passato, al punto che la distinzione tra carni bianche (più leggere) e carni rosse (grasse) può essere considerata oramai un vecchio preconcetto.
Ma è anche vero che studi più recenti hanno dimostrato che le proteine della carne possono essere sostituite da quelle di origine vegetale, (naturalmente essendo ben consci che le proteine presenti nella carne sono particolari e per questo vengono dette “proteine nobili”, cioè con valori nutritivi più completi).

Questa sostituzione si ottiene spessissimo dall’associazione di legumi e cereali integrali.
Anche il ferro è contenuto in alte quantità in alimenti di origine vegetale.