Nel celebre saggio di filosofia “Logica della scoperta scientifica”, Karl Popper scrisse: “La base empirica delle scienze oggettive non ha in sé nulla di ‘assoluto’. La scienza non poggia su un solido strato di roccia […]. È come un edificio costruito su palafitte.”
Tutto ciò in cui crediamo e che oggi diamo per assodato è frutto di un lungo percorso costellato da ipotesi, dubbi e incertezze. Non abbiamo la sicurezza che resterà immutato nel tempo, che non sarà assoggettato ad altri cambiamenti o sconvolgimenti, è semplicemente ciò che possiede il consenso della maggioranza della comunità scientifica. Nulla, però, che nuove verità non riescano, potenzialmente, a stravolgere.
È il bello della scienza che, non dovendo rispondere ad alcuna autorità o sottoporsi ad alcun ragionamento a priori, è in uno stato di continua evoluzione e dinamismo.
Molto spesso questo stato d’incertezza è complesso da digerire, la comodità di una verità assoluta è di difficile rimpiazzo, soprattutto per i non addetti ai lavori.

Prova ne è, per esempio, la convinzione che ha caratterizzato la storia dell’uomo fino all’arrivo di Niccolò Copernico. Fino alla prima metà del XVI secolo, infatti, tutti concordavano sulla centralità della Terra nel sistema solare. La proposta dell’eliocentrismo fu accolta con molto disappunto e reticenza.

Il vasto mondo della medicina non fa eccezione.
Anch’essa, rientrando nell’ampio spettro delle scienze, si nutre, si aggiorna e cambia in relazione al progresso del tempo. Per quanto assurdo ci possa risultare, si pensi infatti che i medici di un tempo vedevano nel latte materno il più potente antidoto per l’otite fulminante o che la morfina fosse considerata la miglior medicina per i bimbi in fasce.
Un altro esempio ci viene dall’antico Egitto: usanza comune era quella di assumere una piccola dose di polveri di mummie per calmare l’emicrania. È invece di origine greca la pratica dell’apeterapia per sconfiggere l’herpes. Mentre, comune a più paesi, era la trapanazione del cranio per liberare gli “spirti cattivi” che invadevano la mente di persone affette da patologie di natura psichica.

Per quanto assurde e crude possano essere certe credenze o “terapie” di cui abbiamo usufruito nel tempo, non dobbiamo permettere che ciò ci spinga ad affidarci con più reticenza alla scienza. È a lei, è a chi ha avuto il coraggio di intraprendere nuovi percorsi, è a chi ha avuto la spinta per andare controcorrente che dobbiamo la gratitudine e il merito di averci dato la possibilità di godere della qualità di vita di cui oggi godiamo. È grazie alla sperimentazione e ai tentativi che oggi siamo quello che siamo.
Coltiviamo la curiosità che ci contraddistingue quali esseri umani fidandoci delle fonti scientifiche.