C’è chi ‘Se non dormo almeno 8h sono uno zombie’ e chi ‘Un pisolino e via, 5h a notte sono più che sufficienti’.

Di qualunque scuola di pensiero siate, oggi, per la giornata mondiale del sonno, cogliamo l’occasione per ricordare quelli che sono gli effetti di una corretta routine sonno-veglia.
Introduciamoci all’argomento, spiegando brevemente i 5 stadi di cui si compone la macrostruttura del sonno: uno stadio di sonno REM (Rapid Eye Movement), anche detto sonno attivo, e quattro stadi di sonno non REM (NREM, ovvero Not Rapid Eye Movement).
L’alternanza ciclica di queste fasi e ciò che andremo ora ad analizzare per capire più nel dettaglio cosa ci accade quando, accovacciati tra le calde coperte del nostro letto, posiamo la nostra guancia sul cuscino e ci lasciamo cullare tra le braccia di Morfeo. 

È la fase NREM a dare il via alle danze. Costituente il 75% del sonno totale, questa fase è così definita per l’assenza di rapidi movimenti oculari e si compone a sua volta di quattro stadi che, alternandosi, ci portano ad un sonno sempre più profondo. 

  1. Stadio 1: “Addormentamento”.
    Caratterizzato da un movimento oculare lento, segno della minor attività cerebrale, dall’abbassamento della temperatura corporea, dal rilassamento parziale della muscolatura e dal rallentamento del battito cardiaco. Questa fase è quella che permette all’organismo il passaggio dallo stato di veglia al sonno;
  2. Stadio 2: “Sonno leggero”.

Movimento degli occhi quasi ormai assente, muscolatura distesa e respiro profondo sono gli elementi caratterizzanti la fase d’ingresso nel sonno così propriamente detto.

  1. Stadio 3: “Sonno profondo”.

Siamo ora giunti nel sonno profondo. Qualora venissimo svegliati quando si è in questa fase, saremmo colpiti da disorientamento e confusione.

  1. Stadio 4: “Sonno profondo effettivo”.
    È la fase più significativa del sonno: la temperatura sempre più bassa e la muscolatura ormai distesa permettono all’organismo di rigenerarsi, ripristinando così le riserve metaboliche. 

La famosa fase REM invece è quella che caratterizza il sonno più profondo. È in questo momento che l’attività cerebrale si risveglia, che la temperatura corporea torna a salire e che la nostra respirazione gradualmente aumenta. Se da un lato quindi assistiamo ad una attivazione (è la fase in cui sogniamo), dall’altro è curioso come la muscolatura di gambe e braccia mantenga bassi livelli d’attività.

Atonia muscolare e aumento dell’attività cerebrale, sonno profondo e fervidi sogni… tutte queste contrapposizioni han fatto guadagnare alla fase REM, la fase più affascinante del nostro sonno, il titolo di fase del paradosso. 

Nel corso di una nottata, l’intero ciclo va alternandosi dalle 4 alle 5 volte.
Quali sono i benefici a cui questo nostro naturale percorso notturno conduce?
Il sonno fisiologico, costituendo un’intensa attività del Sistema Nervoso Centrale è fondamentale per garantire una regolare funzione cerebrale. È infatti dimostrato che l’insonnia aumenti la compromissione di essenziali funzioni cognitive (attenzione, memoria, apprendimento…) ed infici il benessere emotivo.
È un pericolo sottostimare l’importanza di un buon sonno ristoratore, poiché questi elementi, se ignorati, aumentano il rischio di patologie clinicamente significative come depressione e disturbi d’ansia.

D’altro canto, una corretta alternanza dei ritmi sonno-veglia porta con sé numerosi benefici tra cui citiamo:

  • Aumento della creatività
  • Aumento delle difese immunitarie 
  • Mantenimento di livelli normali di pressione arteriosa
  • Minor rischio di incorrere in problemi ormonali

A prescindere dalle nostre abitudini è innegabile quindi che il sonno sia un grande alleato del nostro benessere. La nostra salute, infatti, non si crea solo nelle scelte e abitudini che caratterizzano la nostra quotidianità quando siamo svegli, ma anzi, e in alcuni casi soprattutto, anche a fine giornata.

«Riposati; un campo che ha riposato dà un raccolto abbondante.»
– Ovidio –