a cura di Emanuele Rubilotta e Alessandro Antonelli
Unità Operativa di Urologia, Azienda Ospedaliera-Universitaria Integrata di Verona 

 

L’attività sportiva intensa e condotta a livello agonistico può correlarsi a una ampia serie di disturbi urinari. Questi sintomi possono interessare la fase di riempimento di urina della vescica, come nel caso di comparsa di urgenza/impellenza minzionale associata o meno a fuga di urina, pollachiuria diurna o notturna (aumentata frequenza delle minzioni). A volte però, possono anche comparire sintomi legati a difficoltà e fastidio nello svuotamento della vescica, o anche incontinenza urinaria da sforzo, cioè in concomitanza ad attività e sforzi fisici. Molti studi clinici hanno dimostrato che l’intensa attività sportiva può rappresentare un fattore di rischio soprattutto per l’incontinenza urinaria. Infatti è stato dimostrato che nelle atlete la possibilità di sviluppare incontinenza urinaria, di qualsiasi genere, è tre volte aumentata.  Gli sport ad alto contatto che prevedano ad esempio salti ripetuti, scatti, movimenti di torsione, hanno un tasso superiore di rischio per l’incontinenza urinaria. Ad esempio, nelle giocatrici di pallavolo e pallacanestro i tassi medi di incontinenza urinaria sono del 29%. Altri sport ad alto rischio di incontinenza urinaria sono anche il calcio, il tennis, salto dal trampolino, sollevamento pesi, pallamano, rugby, corsa. È interessante notare come gli eventi di fuga di urina durante le competizioni sportive possano arrivare al 10% nella ginnastica artistica, al 20% nel sollevamento pesi, al 15% nella corsa, al 10% in pallavolo e pallacanestro. Anche l’intensità degli allenamenti può rappresentare una concausa nel facilitare lo sviluppo di incontinenza urinaria. Globalmente, si è osservato che circa l’80% delle atlete in piena attività sportiva hanno sperimentato episodi di incontinenza urinaria. Invece, il tasso di sportive che hanno sviluppato nel corso della vita una persistente incontinenza urinaria è inferiore, attestandosi al 44%. 

Una aumentata frequenza della minzione è stata riportata nel 14% delle atlete, mentre disturbi della minzione possono essere presenti fino a un massimo del 33% nelle sportive. Una possibile spiegazione di questi disturbi urinari è la difficoltà a rilassare il pavimento pelvico a causa di un aumento del tono muscolare derivante dallo stress psicologico durante la competizione. Ci sono varie altre possibili spiegazioni dell’aumentato rischio di incontinenza urinaria e dello sviluppo di sintomi urinari nelle atlete. Ad esempio, l’affaticamento al quale è esposta la muscolatura per l’intenso allenamento o la competizione sportiva, un possibile danno a strutture di sostegno fibro-legamentose-fasciali, una ridotta o ritardata risposta delle fibre muscolari, o una incoordinazione motoria nella loro attività. 

Sarebbe quindi una buona norma insegnare alle atlete esercizi riabilitativi per prevenire l’incontinenza e i disturbi urinari. Ad esempio, sarebbe opportuno insegnare ad eseguire una contrazione pre / simultanea dei muscoli del pavimento pelvico durante la pratica dell’attività fisica, per preparare i muscoli alla funzione della continenza. Sarebbe utile anche far apprendere alle atlete esercizi riabilitativi del pavimento pelvico volti a consentire di mantenere un adeguato, e non eccessivo, tono della muscolatura del pavimento pelvico a riposo. 

Anche nel campo dello sport, quindi, è auspicabile una maggiore consapevolezza dei rischi di sviluppare problematiche urinarie, e della possibilità di prevenirli.

 

Bibliografia

  1. Simeone C, Moroni A, Pettenò A, Antonelli A, Zani D, Orizio C, Cosciani Cunico S. Occurrence rates and predictors of lower urinary tract symptoms and incontinence in female athletes. Urologia Apr-May 2010 ;77(2): 136-149
  2. Cerruto MA, Balzarro M, Rubilotta E, Processali T, Latini MT, Porcaro AB, Scancarello C, Cantaluppi S, Di Dedda MC, Antonelli A, Serati M. Lower urinary tract and gastrointestinal dysfunction in sportswoman: Systematic review and meta-analysis of observational studies. Minerva Urol Nefrol 2020 Dec;72(6):698-711