“Oggi non ho tempo di andare in palestra”, “Ma se la passeggiata la rimandassimo? Ci guardiamo un film?”, “Stiamo sul divano?”.
Quando facciamo di queste affermazioni il nostro mantra incappiamo nella sedentarietà.
Tendenza rischiosa, la sedentarietà è lo stile di vita caratterizzato da una bassa, se non assente, pratica d’esercizio fisico e da un conseguente minimo consumo d’energie.
I livelli di inattività fisica sono aumentati in tutto il mondo. In Europa il 25% dei cittadini si dichiara inattivo.
Il ministero della Salute, sulla base di rilevazioni statistiche, dichiara che la mancanza di tempo rappresenta una delle principali cause d’inattività, seguita a ruota da comportamenti sedentari sul posto di lavoro e a casa e dall’utilizzo sempre più eccessivo di mezzi di trasporto “passivi”.
Si evidenzia inoltre che, fattori urbanisti-ambientali quali il traffico, la scarsa qualità dell’aria dovuta all’inquinamento atmosferico, la paura di violenza e di crimine in aree aperte siano fattori che scoraggino la maggior parte della popolazione al cominciare la pratica d’attività.
Ma quali sono i rischi connessi alla sedentarietà?
Sono numerosi gli studi che hanno evidenziato un’importante correlazione tra l’eccesso di peso, spesso causato da un’insufficiente attività fisica, ed un aumento di decessi; a livello mondiale infatti, l’inattività si configura come il quarto più importante fattore di mortalità. In effetti è ormai scientificamente provato come il rischio di contrarre patologie e i loro effetti siano in gran parte imputabili agli stili di vita condotti.
Si pensi che un insufficiente consumo d’energie raddoppia il rischio di contrarre malattie di tipo cardiovascolare, produce obesità e gravi patologie per lo più croniche.
Ma come arginare il problema?
La risposta dell’OMS la possiamo ritrovare nella “Strategia mondiale sulla dieta, l’attività fisica e la salute” approvata nel 2004 che descrive le azioni necessarie per aumentare il livello di attività fisica nel mondo. L’80% circa degli Stati membri dell’OMS ha infatti elaborato politiche e piani per contrastare l’inattività fisica. 
Oltre alla riduzione dei rischi sopracitati, l’attenzione posta al problema da agenzie quali l’OMS, nasce anche sulla base dei benefici sul livello di benessere generale delle persone che la praticano. Ad ogni età, infatti, i benefici dell’attività fisica superano i potenziali danni, ad esempio quelli legati ad incidenti.

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